VITIGNOITALIA 2015: opportunità per le imprese e sicurezza alimentare

Da domenica 24 a martedì 26 maggio si è tenuta a Napoli, nel Castel dell’Ovo, l’undicesima edizione di Vitignoitalia, il Salone dei vini e dei territori vitivinicoli italiani, vetrina e occasione di business per oltre 150 aziende che hanno presentato le proprie produzioni enologiche.
Per tali imprese, Vitignoitalia, è stata un’occasione sia per svilupparsi sui mercati esteri sia per consolidare quelli già acquisiti; di riguardo, si è approfondito l’importante tema della CERTIFICAZIONE KOSHER, quale ” Opportunità per le imprese per la sicurezza alimentare”, con la presenza di Futura Service, leader in Italia per il rilascio della certificazione kosher, su incarico diretto del Rabbino Capo Scialom Bahbout.
Hanno discusso sull’argomento il Prof. Alberto Ritieni (Docente di chimica degli alimenti -Dipartimento di Farmacia Università degli Studi di Napoli Federico II), il Dott. Francesco Verde (Esperto dei prodotti agroalimentari kosher) e il Dott. Mosè Alise (Medico Veterinario – Docente presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II).
E’ inoltre intervenuto nel dibattito l’imprenditore Vincenzo Napolitano, titolare dell’azienda vinicola Cantine Mediterranee, il quale ha parlato delle opportunità che gli si sono presentate ottenendo la certificazione kosher e dell’iter che ha dovuto seguire per ottenerla.

IMG_0840IMG_0829IMG_0817IMG_0869IMG_0877IMG_0899IMG_0899IMG_0936IMG_0938

Quando il vino è kosher

I saggi bandirono il vino di produzione non ebraica essenzialmente per evitare i matrimoni misti, poiché il bere può portare poi all’incontrarsi e così via. Anche prodotti come il brandy e l’aceto di vino devono portare il sigillo di un rabbino.

Secondo la tradizione ebraica il vino ha la prerogativa di essere usato per santificare il Sabato (Shabbat) la festa del riposo che è osservata ogni sabato dal tramonto del venerdì e le altre festività religiose. Per poter essere certificato il processo di vinificazione deve seguire una serie di principi e deve essere controllato in ogni singola fase.

Vino kosher significa vino idoneo e kosher for passover, adatto al consumo anche durante la festa della Pasqua ebraica ed è per questo motivo che l’igiene è necessaria in tutti i processi; le uve devono essere pure (affinché nulla venga a mescolarsi con il vino), l’elaborazione deve avvenire preferibilmente in serbatoi di acciaio inox e non si devono aggiungere prodotti che non siano certificati kosher.

Tutte le operazioni, anche la consegna dei campioni agli enologi, devono essere fatte presentati di volta in volta direttamente dai controlli abilitati.

Dopo aver terminato il loro compito (compreso l’imbottigliamento) e dopo aver ottenuto l’approvazione del rabbino, il vino riceve la denominazione di vino kosher o kosher for passover.

Ciò nonostante, un vino kosher, può smettere di esserlo se non viene aperto e servito da un ebreo osservante, in quanto perderebbe la sua sacralità.

Fasi della produzione:

Pulizia degli impianti (kasherizzazione)

La kasherizzazione delle vasche inizia alcuni giorni prima della spremitura, per poter riempire ogni cisterna d’acqua e svuotarla dopo ventiquattro ore per tre volte consecutive.

Occorre preparare tutti i macchinari (smontarli accuratamente, verificare che tutto sia pulito, passare acqua calda, pulire e preparare tubi, raccordi e guarnizioni nuove) per l’arrivo del primo carico di uva.

La spremitura

Già da questa fase deve intervenire il personale ebraico per ribaltare il camion e far pervenire le uve nella coclea, azionare le pigiatrice, la diraspatrice e le pompe che dirigono il mosto nel tino.

Gli acini

Bucce e semi vengono chiusi e sigillati per essere portati in distilleria dopo aver bollito l’impianto. I prodotti che ne derivano da questa catena sono oramai considerati Mevushal (vino cotto); ad ogni travaso dovrà essere presente l’autorità rabbinica.

Il raffreddamento può essere seguito da una fase di stasi del vino.

Additivi

Eventuali additivi dovranno essere certificati kosher for passover.

Bollitura o cottura

E’ una fase necessaria visto che trasforma la qualità del prodotto rispetto agli addetti professionali e tecnici che dopo questa fase possono intervenire manualmente.

La recente esperienza vinicola collega un pastorizzatore ad un refrigeratore: il vino passa 4 – 5 secondi alla temperatura di 89° Celsius per essere immediatamente raffreddata a 4° C. Tale procedura garantisce un mantenimento delle qualità organolettiche del prodotto senza perdita di aroma e profumo.

Filtraggio

E’ necessario, per poter avere il prodotto Kosher Le Pesach, controllare che i filtri in cellulosa non contengano amidi o derivati da altri cereali. La maggior parte di filtri in commercio, se certificati, rispondono a questi requisiti.

Imbottigliamento

Dopo una preparazione e pulizia dell’impianto è possibile imbottigliare in bottiglie nuove e pulite secondo la normale procedura.

La norma ebraica richiede che vi siano tre segni di riconoscimento della specificità del prodotto:

– l’etichetta (dovrà apparire il nome del rabbino che ha eseguito il controllo e rilascia il certificato)

– eventuale retro etichetta o in alternativa capsula termica

– tappo con segno di riconoscimento o marchio del Rabbinato (sarà l’autorità rabbinica a rilasciare ogni volta il numero di etichette o tappi necessari all’operazione).

 

 

 

 

 

NAPOLIperEXPO – KOSHER

Futura Service azienda leader per il rilascio della certificazione kosher è stata inserita  nel Programma “NAPOLIperEXPO”, in quanto ritenuta coerente con le finalità del bando “CHIAMATA DI IDEE”.

L’ iniziativa,coordinata dal Rabbino Capo Scialom Bahbout, intende promuovere la presenza a Napoli di operatori commerciali presenti a Milano per l’EXPO; questi ultimi faranno visita alle aziende agroalimentari ricadenti nel territorio napoletano, al fine di esportare in Israele e nei paesi del Mediterraneo i prodotti con il marchio Kosher.

Il Comune di Napoli si impegna, tramite i propri strumenti di comunicazione ed in virtù della collaborazione con Padiglione Italia ed Expo, a dare la massima informazione in ambito comunale, nazionale, internazionale al Programma ed alle singole azioni che lo compongono.

Ulteriori aggiornamenti inerenti il calendario delle iniziative e le azioni nell’ambito di “NAPOLIperEXPO” sono consultabili esclusivamente sul canale ufficiale: www.comune.napoli.it/napoliperexpo

 

Volo diretto Napoli Tel Aviv

Social

napoli tel aviv volo diretto

Comunicato stampa ufficiale.

In data 9 febbraio 2015 alle ore 12.00 si terrà una conferenza stampa nella meravigliosa cornice della città di Napoli presso l’hotel Mediterraneo, per annunciare l’imminente nuovo collegamento diretto di El Al Israel Airlines da Napoli a Tel Aviv

In data 30 marzo 2015 partirà il primo volo diretto El Al Israel Airlines dall’aeroporto di Capodichino.

El Al per conto di Sun D’Or effettuerà due nuovi collegamenti settimanali da TelAviv a Napoli e vice versa
I collegamenti con aeromobili Boeing 737/800 di nuovissima generazione, opereranno nelle giornate di lunedì e venerdi sia in arrivo da Tel Aviv sia in partenza da Napoli.

Il volo partirà da Tel Aviv alle ore 08.00 locali ed arriverà a Napoli alle ore 10.25 locali, la durata del volo è di 3 ore e 25 minuti

Il volo ripartirà dall’aeroporto di Capodichino alle ore 11.30 locali ed arriverà a Tel Aviv alle ore 15.45 locali, la durata del volo è di 3 ore e 15 minuti.

La configurazione dell’aereo utilizzato è di 185 posti in classe economica; non è prevista la classe business su questa tratta.

Gli iscritti al programma di fidelizzazione di El Al globaly avranno la possibilità di accumulare punti.

La societò Sun D’Or ha sede presso l’aeroporto di Ben Gurion in Israele ed è interamente di proprietà El Al Israel Airliens; è stata fondata il 1 ottobre 1977 come filiale di El Al con la denominazione El Al Charter Servises ltd, la stessa diventerà Sun D’Or International Airlines nel 1981.
Il nome Sun D’Or è un nome composto dall’unione dalla parola inglese sun ossia sole e la parola francese d’or ossia d’oro, pertanto il nome per intero sta a significare sole d’oro

I vertici Sun D’Or ed El Al sono lieti di annunciare l’apertura di nuove destinazioni in Europa, da fine Marzo saranno infatti operativi oltre a Napoli, i doppi collegamenti settimanali su Nizza e Lisbona.
La scelta delle nuove rotte viene fatta in maniera molto accurata tenendo conto della richiesta del mercato israeliano e anche della domanda dei mercati locali.

Senza dubbio negli ultimi anni si è registrato un interesse sempre crescente dalla città partenopea e da tutta l’area circostante per la destinazione Israele, sia da parte di utenti individuali, sia da parte dei tour operator leasure e pellegrinaggi, interesse che ha permesso di concretizzare i collegamenti diretti tra Napoli e l’aeroporto di Ben Gurion.
Siamo certi, proseguono i vertici El Al e Sun D’Or che la regione Campania tutta beneficierà di questa apertura al tempo stesso Israele è pronto ad accogliere i numerosi visitatori che giungeranno dalla città di Napoli e dalla regione Campania.

I voli sono già disponibili alla vendita nei sistemi GDS (global distribution systems).

Ulteriori informazioni su www.elal.com o www.sundor.co.il/

Riconoscimento Camera di Commercio Estera

L’Associazione Italo Israeliana per il Mediterraneo è in procinto di presentare domanda per il riconoscimento di Camera di Commercio Estera, al Ministero per lo sviluppo economico, entro il 10 del prossimo mese di gennaio.

Il Presidente AIIM, Marco Mansueto, dichiara che “In questi due anni di vita dell’associazione, abbiamo predisposto iniziative che favorissero la conoscenza di mondi e culture apparentemente lontani”.

“In particolare”, continua Mansueto, “la nostra attività è stata incentrata sulla diffusione del kosher in Italia e di come la relativa certificazione  possa costituire per le aziende agroalimentari del “Made in Italy” un’occasione di sviluppo economico importante. Di fatto, non essendo più racchiusa in un ambito esclusivamente religioso, l’alimentazione kosher si sta affermando a ritmo esponenziale crescente in Europa e nel mondo, in quanto costituita da cibi sani e genuini”.

“La trasformazione dell’Associazione in Camera di Commercio Estera”, dichiara in ultimo Marco Mansueto, “costituirà un valido strumento di diffusione verso tutti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, per le aziende delle eccellenze agroalimentari del mezzogiorno”.

Accordo tra l’Associazione Italo Israeliana per il Mediterraneo e la Orthodox Union

L’Associazione Italo Israeliana per il Mediterraneo ha ricevuto l’incarico da parte della “Orthodox Union – OU”, di promuovere su tutto il territorio nazionale la certificazione kosher.

Al riguardo il Presidente AIIM, Marco Mansueto, e Rav Menachem Genack, amministratore rabbinico della OU, si sono incontrati nei giorni scorsi a Venezia, per discutere e approfondire i futuri progetti di collaborazione per lo sviluppo della crescita kosher in Italia.

“E’ opportuno sottolineare…”, aggiunge Mansueto, “che la certificazione kosher per le aziende agroalimentari del “Made in Italy” costituisce un importante occasione di esportazione e di sviluppo economico. Di fatto, non essendo più racchiusa in un ambito esclusivamente religioso, l’alimentazione kosher si sta affermando a ritmo esponenziale crescente in Europa e nel mondo, in quanto costituita da cibi sani e genuini”.

Il presidente onorario di AIIM, Rav. Scialom Bahbout, già rabbino del Meridione e oggi rabbino capo di Venezia, ha dichiarato: “Vedo con favore tutte le iniziative atte a sviluppare il mondo ella kasheruth, purché gli standard utilizzati siano molto alti. La Orthodox Union è impegnata da oltre cento anni nella certificazione kasher ed è certamente un partner ideale per ogni progetto che si proponga la diffusione dei prodotti kasher, sia nel mondo ebraico che in quello più general, proprio per la sua estrema affidabilità”

SBLOCCA ITALIA, APPROVATO PIANO PER L’EXPORT AGROALIMENTARE

Approvate nel decreto Sblocca Italia le norme di “Promozione straordinaria Made in Italy e misure per l’attrazione degli investimenti”, messe a punto dal Ministero dello Sviluppo economico con il Mipaaf per la parte riguardante l’agroalimentare.

Nel provvedimento sono 4 le direttrici di intervento previste specificamente per il sostegno del food&wine italiano nel mondo:

1- valorizzazione delle produzioni di eccellenza, in particolare agricole e agroalimentari, e tutela all’estero dei marchi e delle certificazioni di qualità e di origine delle imprese e dei prodotti;

2- sostegno alla penetrazione dei prodotti italiani nei diversi mercati, anche attraverso appositi accordi con le reti di distribuzione;

3- realizzazione di un segno distintivo unico per le produzioni agricole e agroalimentari al fine di favorirne la promozione all’estero e durante l’Esposizione Universale 2015;

4- realizzazione di campagne di promozione strategica nei mercati più rilevanti e di contrasto al fenomeno dell’Italian sounding.

“Voglio ringraziare il ministro Guidi e il sottosegretario Calenda – ha dichiarato il Ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina (nella foto) – per l’attenzione che hanno riservato al mondo agroalimentare italiano, che esprime una parte significativa dell’export e dell’immagine del nostro Paese nel mondo. Con le azioni inserite nello Sblocca Italia parte l’operazione che abbiamo ribattezzato “Quota 50”, perché vogliamo aiutare le aziende a fare un salto di qualità e aumentare il fatturato delle esportazioni dai 33 miliardi del 2013 ai 50 che si possono realizzare nel 2020”.

“È un obiettivo ambizioso – ha proseguito Martina – sul quale vogliamo lavorare concretamente. Vogliamo valorizzare le produzioni italiane rendendo più facilmente riconoscibile l’origine. Da qui l’esigenza di creare un segno distintivo unico per le nostre produzioni agroalimentari e combattere il falso Made in Italy ancora più intensamente. Per migliorare la competitività interveniamo favorendo la creazione di piattaforme logistico distributive e accordi con le reti di distribuzione all’estero. Dobbiamo puntare decisamente sull’aggregazione, per avere i numeri per giocare una partita fondamentale sui mercati”.

 

Niente annata 2014 nei vigneti di Israele: con l’inizio del Sabbat, si fermano i lavori in vigna, dal 25 settembre di quest’anno al 13 settembre del 2015

“Sei anni seminerai la tua terra e ne raccoglierai il suo prodotto, ma il settimo (anno) cesserai (il lavoro) e la abbandonerai in modo che ne possano mangiare i poveri del tuo popolo, il superfluo lo mangerà il bestiame selvatico: così farai per la tua vigna e per il tuo uliveto”. Così recita la Torah, l’insieme degli insegnamenti e delle leggi ebraiche, ancora rispettate nello Stato di Israele, dove, dal 25 settembre, con l’inizio del Sabbat (anno sabbatico) si fermeranno i lavori in vigna, fino al 13 settembre del 2015: niente vino, proprio nel momento più duro degli ultimi anni, con la striscia di Gaza sotto le bombe dell’esercito israeliano, e lo stesso Stato di Israele costantemente sotto la minaccia dell’offensiva di Hamas.
Un modi, però, specie se dovesse “scoppiare” la pace, ci sarebbe per “salvare” l’annata 2014: una buona parte delle cantine, infatti, producono con permissione (Heter), ma occorre sempre avere la dichiarazione rabbinica. Sia in Israele che in Palestina, e quindi anche in quell’esempio di convivenza pacifica che, dal lontano 1752, è rappresentato dalla cantina di Cremisan, in Terra Santa, non lontano da Gerusalemme e gestita dai Salesiani, i cui vigneti si trovano letteralmente tagliati in due tra Palestina ed Israele. E dove un team di enologi, formato dall’italiano Daniele Carboni, e dai palestinesi Laith e Fadi, porta avanti il progetto che gode della collaborazione di Riccardo Cotarella, presidente dell’Associazione Enologi Italiani.

www.vinitaly.com

KOSHERFEST SECAUCUS, NEW JERSEY 11-12 NOVEMBRE 2014

 

Il progetto di “Promozione delle certificazioni agroalimentari del Made in
Italy” promosso dal Ministero dello Sviluppo Economico, ritorna nuovamente
negli Stati Uniti, con uno spazio espositivo al KOSHERFEST (11 – 12
novembre 2014) presso il Meadowlands Exposition Center di Secaucus nel
New Jersey.
PERCHÉ PARTECIPARE
Questa manifestazione, giunta alla sua 26° edizione, è dedicata
esclusivamente ai prodotti con certificazione kosher,è l’unico appuntamento
di questo genere negli Stati Uniti e rappresenta, quindi,la porta di ingresso
più importante per raggiungere questo particolare gruppo di consumatori. I
visitatori del Kosherfest coprono l’intero mondo legato al mercato kosher:
ristoranti indipendenti,punti vendita specializzati, grandi catene di
distribuzione e ristorazione, tutti alla ricerca di nuovi prodotti, nuove idee e
nuove connessioni nel settore kosher.
Alcuni dati di riferimento del segmento kosher statunitense:
• Popolazione americana di fede ebraica: 5,2 milioni di persone*
• Prodotti Kosher presenti nei supermarket USA: 125mila
• Numero di consumatori di kosher negli USA: 12,1 milioni di persone
Di questi:

  •  il 55% – cerca cibo salutare e sicuro
  •  il 38% – è vegetariano o cerca prodotti vegetariani anche per credo religioso
  •  il 16% – mangia halal
  •  l’8% – li trova buoni
  •  l’8% – consuma solo prodotti Kosher

*l’American Jewish Yearbook dell’American Jewish Committee stima 6 milioni di unità
* indaginetramite questionario a rispostamultipla

L’anno sabbatico del vigneto israeliano. Opportunità di mercato?

In Israele l’annata 2014 di vino non ci sarà. Il motivo non è il conflitto di Gaza, ma una legge della Torah che blocca tutte le attività in vigna. Abbiamo sentito gli italiani specializzati in kasher per capire quali spazi ci sono e se oggi conviene cimentarsi con questo tipo di prodotto.

Shmitah, ovvero l’anno sabbatico delle viti israeliane, inizierà il prossimo 25 settembre 2014 e terminerà 13 settembre 2015. In questo lasso di tempo, essendo il settimo anno del ciclo agricolo di sette anni previsto dalla Torah, il vigneto verrà messo a riposo, non potrà essere potato e l’uva non potrà essere raccolta. La prescrizione ha valore in Israele mentre non tocca chi, in Italia, Francia o in altri Paesi, si cimenta con il vino kasher. Agli ebrei è consentito bere il vino a condizione che sia kasher (cioè adatto, permesso, idoneo) indipendentemente dalla sua origine geografica. Il vino impiegato nelle varie celebrazioni e festività, deve subire un controllo molto attento che non riguarda solo le sue caratteristiche organolettiche, ma tutto il percorso dal vigneto alla bottiglia. L’intera fase deve essere seguita da ebrei praticanti, rispettosi del Sabbat, e certificata da un Rabbino che garantisce l’osservazione della kasherut cioè delle varie regole rituali. Alla luce di tutto ciò, la conseguente penuria di vino kasher, provocata da Shmitah, potrebbe innescare un aumento della domanda cioè diventare un’opportunità, seppur di nicchia, per le aziende che hanno l’intenzione o già sono impegnate in questo tipo di produzione. Non a caso la questione, durante l’ultimo congresso dell’Assoenologi, è stata presa ad esempio della necessità non solo di conoscere genericamente le normative che regolano i mercati, ma anche di approfondirne le usanze e le tradizioni locali in modo di facilitare l’obiettivo di ampliare il nostro export. Ma sarà davvero un’opportunità da tener d’occhio?Attualmente il Governo israeliano, in considerazione di Shmitah, ha già predisposto un piano per risarcire economicamente le aziende e le cantine che rispetteranno l’anno sabbatico. Il mercato del vino in Israele ha un fatturato annuo stimato in oltre 180 milioni di dollari, di cui le importazioni costituiscono circa il 20%. Generalmente il 55% della produzione israeliana di vino viene esportata, soprattutto Francia, Regno Unito e Stati Uniti dove sono presenti forti comunità ebraiche. Tra i principali produttori di vino kasher, al di fuori di Israele, la Francia occupa un posto di primo piano. La tradizione iniziata con il baroneEdmond de Rothschild (1845-1934) si è poi allargata ai più importanti châteaux bordolesi: Mouton Rothschilde Pontet-Canet a Pauillac, Smith-Haut-Lafitte a Pessac-Léognan, Valandraud a Saint-Emilion, Giscours a Margaux, Guiraud e Coutet nel Sauternais e altri ancora. In Italia ormai da tempo diverse cantine si sono misurate con la produzione di vini kasher ma purtroppo non esistendo una rilevazione statistica è impossibile quantificare il fenomeno. Mosè Silvera, imprenditore e animatore di Supergal, società specializzata nella distribuzione di vini kasher, italiani ed esteri, conferma che “da parte di molte aziende italiane c’è stato un avvicinamento a questo tipo di produzione perché c’è la voglia di esplorare nuovi sbocchi di mercato. Per molti è un fiore all’occhiello ma è bene sapere che il mercato è limitato anche se ogni anno ci sono almeno due o tre cantine in più che offrono vini kasher”. Silvera stima siano circa una trentina, suddivise nel territorio nazionale.

Vediamo nel dettaglio chi sono i produttori italiani, qual è la loro esperienza e quali le prospettive. Stefano Cinelli Colombini, della Fattoria dei Barbi a Montalcino, ha fatto una prima esperienza nel 2011 con Il Poggialto, un Igt Toscana Rosso, ma per ora non ha replicato: “I costi di produzione sono elevati – tutte le lavorazioni con il rabbino sono molto costose- e ammortizzabili su quantità ridotte. Ho proposto, per limitare le spese, di automatizzare completamente la vinificazione evitando così dei passaggi”. Il problema dei costi di produzione è posto con forza da Pietro Ferri, direttore della Cantina Sociale di Pitigliano che produce la linea Pitigliano La piccola Gerusalemme: “Sono quasi trent’anni che produciamo vino kasher – e anche l’Olio Extravergine Kasher Le Pesach – ma le quantità di uva lavorata sono drasticamente diminuite. Il mercato estero è difficilissimo e quello domestico lo è altrettanto perché la richiesta si basa soprattutto su prezzi molto bassi. La crisi poi, ha notevolmente influito sui volumi e oggi la domanda dei curiosi è maggiore di quella degli osservanti”. Un aspetto che evidenzia anche Antonio Capaldodi Feudi San Gregorio. L’azienda irpina che si fregia per i propri prodotti (Fiano di Avellino Maryam e il Campania Igt Aglianico Rosh) della certificazione della Orthodox Union, esporta in Usa il 50% della produzione: “La distribuzione dei nostri kasher è la stessa di Feudi anche negli Usa e le e richieste, sia in Italia, sia all’estero, ci provengono anche da non ebrei. Il nostro prodotto d’altra parte è qualitativamente elevato ed è anche per questo che la curiosità si sta ampliando ad altre fasce di consumo”. Andrea Pandolfo della Cantina Sant’Andrea di Terracina con 150.000 bottiglie all’anno è uno dei maggiori produttori italiani kasher. “Abbiamo iniziato nel 1999 con 20/30 mila bottiglie ora ci siamo stabilizzati sulle 150 mila. Il nostro Moscato è una varietà molto ricercata, ma il consumo locale è fermo. Le nostre difficoltà sono dovute soprattutto all’euro forte che ci rende poco competitivi in Israele e America”. Dello stesso avviso Pierpaolo Chiasso, direttore di produzione della Falesco: “Non abbiamo avuto richieste particolari per l’anno prossimo quindi la produzione rimarrà sulle 20/22 mila bottiglie di vino kasher”. Quanto a Shmitah Mosè Silvera dice di non prevedere “incrementi della domanda di vino italiano kasher, anche perché le cantine israeliane da tempo si sono premunite per ovviare alla mancanza di prodotto, aumentando i volumi in stoccaggio”. A conferma di quanto detto sopra, c’è anche un’analisi di mercato americana – The Speciality Food Market in North America del 2012 – secondo cui solo il 15% dei consumatori kasher sono ebrei. La certificazione, infatti, da molti viene vista come un indice di genuinità. Un vissuto di mercato confermato anche da tutte le aziende italiane. Forse è lì che bisogna andare a pescare.

a cura di Andrea Gabbrielli
Dal Gambero Rosso