Kosher: la nuova frontiera del made in campania

di Pierluigi Frattasi da il “Roma”

Mozzarella, limoncello, pasta di Gragnano kosher. Il made in Campania si prepara ad invadere le tavole di milioni di ebrei nel mondo. Kosher sono gli alimenti selezionati per la dieta ebraica, che devono rispondere a rigorosi requisiti di qualità e controlli su tutta la fase della lavorazione. Sono kosher solo le carni scelte di particolari animali. Anche i criteri di macellazione devono essere conformi alla Torah, la legge ebraica, nel rispetto assoluto dell’animale. Oggi, il kosher è un mercato in continua crescita. A Parigi, New York e Roma rappresenta la nuova frontiera del gusto. Sempre più aziende chiedono la certificazione kosher per i propri prodotti, che altrimenti sarebbero completamente esclusi dal mercato ebraico. In Campania, il kosher è approdato da poco, ma già comincia a fare proseliti nei settori più dinamici dell’imprenditoria e del turismo. Le opportunità di sviluppo sono elevate, in particolar modo in due direzioni: export dei prodotti locali d’eccellenza e ospitalità. Gli alberghi kosher, infatti, sono rarissimi nel Mezzogiorno, nonostante la richiesta dei tour operator sia alta. Il 20 dicembre, l’Associazione “Napoli” di Marco Mansueto, in collaborazione con l’associazione Italo-Israeliana per il Mediterraneo, ha chiamato a discuterne imprenditori, banchieri e studiosi in un incontro tenutosi presso l’Antisala dei Baroni del Maschio Angioino. A confrontarsi sul tema, il presidente della Banca di Credito Cooperativo di Napoli, Amedeo Manzo, il presidente dell’ente bilaterale per l’industria del Turismo di Confindustria, Cesare Foà, il vicepresidente del Turismo dell’Unione Industriali, Vincenzo Borrelli, ed il rabbino capo di Napoli e del Mezzogiorno, Shalom Bahbout. «Lo stile kosher – sottolinea il presidente Manzo –, basato sulla legalità, la trasparenza e l’identificazione del prodotto, sposa in pieno i principi della Bcc. In questi anni di crisi, l’internazionalizzazione, l’esportazione, la ricerca di prodotti e di sistema sono requisiti fondamentali per le piccole e medie imprese che vogliono competere sul mercato e sopravvivere. Compito delle banche è accompagnare finanziariamente queste iniziative verso mercati oggi ancora poco sviluppati, come l’Africa, il Medio Oriente o le Americhe che sono ad un click dal nostro mondo. Questo ruolo si addice ancora di più ad una banca di credito cooperativo, come la nostra, che risponde anche ad altri criteri, che non siano solo quelli della mera massimizzazione del profitto. A breve, la Bcc di Napoli introdurrà due nuovi livelli di ranking delle imprese, non basati su preistorici logaritmi o su dati esclusivamente quantitativi, ma che tengano conto anche della capacità progettuale, della vocazione alla solidarietà e del rispetto della legalità (dipendenti inquadrati, contributi e permessi in regola) da parte delle imprese. Il kosher – prosegue Manzo – è in linea con questi indirizzi. Per questi motivi, intendiamo, se ci saranno i presupposti, avviare una campagna di accompagnamento con finanziamenti ad hoc a tassi agevolati per tutte le piccole e medie imprese che vogliono certificarsi e rispondono a questi criteri e requisiti». In Campania, la società pioniere nella certificazione è la Kosher Italy, che nel Belpaese ha già rilasciato il bollino kosher a molti grandi marchi, tra i quali Nutella, Ferrarelle, Riso Scotti, Amaro Ramazzotti, Algida ed Heineken. «La certificazione kosher per i prodotti campani – spiega Marco Mansueto – non solo rappresenta una grande opportunità di internazionalizzazione per le aziende locali, ma offre al consumatore, anche non ebreo, un’ulteriore garanzia di qualità, grazie ai controlli rigorosi che vengono effettuati periodicamente». E la richiesta dei prodotti campani sulle tavole ebree è altissima. «In particolare – afferma il rabbino di Napoli Shalom Bahbout – c’è grande interesse per i formaggi ed i vini, la mozzarella, la pasta di Gragnano ed il limoncello. Gli ebrei ortodossi acquistano e consumano solo prodotti certificati kosher, che assicurano la massima trasparenza sui processi di produzione fin dall’origine e sono nel mondo sinonimo di qualità ed affidabilità. Lo stile kosher, inoltre, è riconosciuto anche nel mondo musulmano». Per Cesare Foà, «la diffusione del kosher tra le strutture alberghiere darà vita ad una nuova forma di turismo. L’Hotel Tiberio di Capri si è proposto come apripista nel settore, adottando lo stile kosher dal dicembre 2012. Anche Msc, ad esempio, ha cominciato ad organizzare crociere kosher ed i risultati sono positivi. A breve avvieremo i corsi di formazione kosher per le imprese». Concorda Enzo Borrelli: «Le potenzialità del kosher sono emerse durante il G7 e la Coppa America, quando la domanda è stata molto alta e per soddisfarla, in assenza di strutture campane, siamo stati costretti a reclutare il catering da Roma. Per stare al passo, con la Regione promuoveremo un sistema di finanza agevolata per le imprese che adottano il kosher».