I mirtilli kosher

I mirtilli sono arbusti che in Italia sono di piccoli dimensioni o addirittura striscianti. Tuttavia i mirtilli sono arbusti che superano il metro, mentre addirittura nel Nord America è un piccolo albero che supera i nove metri di altezza. I fiori di quest’arbusto sono bianchi o leggermente rosati e le bacche di colore rosso o violaceo. A scopo terapeutico se ne utilizzano sia le bacche che le foglie essiccate. Le bacche si raccolgono a piene maturazione ed oltre che consumate fresche, possono essere preparate marmellate e succhi. L’alimentazione kosher non impone alcun divieto all’uso delle bacche. Le bacche possono essere attaccate da vermi bianchi che si annidano sulla superficie ed in tal caso occorre metterli in un colino e lavarle accuratamente.

I BROCCOLI

In un’alimentazione kosher i broccoli possono essere consumati. I broccoli son ortaggi ricchi di sali minerali, ma anche vitamina C, B1 e B2, oltre che fibra alimentare e sulforafano, una sostanza che previene la crescita di cellule cancerogene. La parola “broccolo” è la forma allungata e quasi diminutiva di brocco (dal basso latino broccu-m che originariamente stette per “dente sporgente” e poi per “rampollo”, “germoglio”); il termine indica in primis il tallo della rapa e di talune qualità di cavoli quando cominciano a fiorire. Il consumo di quest’ortaggio non prevede l’applicazione di regole kosher particolari. Si raccomanda però di esaminare con accuratezza la testa e l’attacco con il gambo al fine di prevenire la presenza di insetti, che, qualora vi fossero, possono essere con facilità eliminati sbollentando l’ortaggio prima dell’uso.

CARCIOFI KOSHER

TIPOLOGIA DI INSETTI CHE SI TROVANO NEI CARCIOFI AFIDI E TISANOTTERI

POSIZIONE DEGLI INSETTI METODO DI ISPEZIONE

TRA LE FOGLIE

FOGLIE: esaminarle una ad una

CUORE: staccare le foglie del carciofo; esaminarle attentamente all’interno
e all’esterno. Se non vi è segno di insetti lavare accuratamente.

VITIGNOITALIA 2015: opportunità per le imprese e sicurezza alimentare

Da domenica 24 a martedì 26 maggio si è tenuta a Napoli, nel Castel dell’Ovo, l’undicesima edizione di Vitignoitalia, il Salone dei vini e dei territori vitivinicoli italiani, vetrina e occasione di business per oltre 150 aziende che hanno presentato le proprie produzioni enologiche.
Per tali imprese, Vitignoitalia, è stata un’occasione sia per svilupparsi sui mercati esteri sia per consolidare quelli già acquisiti; di riguardo, si è approfondito l’importante tema della CERTIFICAZIONE KOSHER, quale ” Opportunità per le imprese per la sicurezza alimentare”, con la presenza di Futura Service, leader in Italia per il rilascio della certificazione kosher, su incarico diretto del Rabbino Capo Scialom Bahbout.
Hanno discusso sull’argomento il Prof. Alberto Ritieni (Docente di chimica degli alimenti -Dipartimento di Farmacia Università degli Studi di Napoli Federico II), il Dott. Francesco Verde (Esperto dei prodotti agroalimentari kosher) e il Dott. Mosè Alise (Medico Veterinario – Docente presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II).
E’ inoltre intervenuto nel dibattito l’imprenditore Vincenzo Napolitano, titolare dell’azienda vinicola Cantine Mediterranee, il quale ha parlato delle opportunità che gli si sono presentate ottenendo la certificazione kosher e dell’iter che ha dovuto seguire per ottenerla.

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Riconoscimento Camera di Commercio Estera

L’Associazione Italo Israeliana per il Mediterraneo è in procinto di presentare domanda per il riconoscimento di Camera di Commercio Estera, al Ministero per lo sviluppo economico, entro il 10 del prossimo mese di gennaio.

Il Presidente AIIM, Marco Mansueto, dichiara che “In questi due anni di vita dell’associazione, abbiamo predisposto iniziative che favorissero la conoscenza di mondi e culture apparentemente lontani”.

“In particolare”, continua Mansueto, “la nostra attività è stata incentrata sulla diffusione del kosher in Italia e di come la relativa certificazione  possa costituire per le aziende agroalimentari del “Made in Italy” un’occasione di sviluppo economico importante. Di fatto, non essendo più racchiusa in un ambito esclusivamente religioso, l’alimentazione kosher si sta affermando a ritmo esponenziale crescente in Europa e nel mondo, in quanto costituita da cibi sani e genuini”.

“La trasformazione dell’Associazione in Camera di Commercio Estera”, dichiara in ultimo Marco Mansueto, “costituirà un valido strumento di diffusione verso tutti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, per le aziende delle eccellenze agroalimentari del mezzogiorno”.

Accordo tra l’Associazione Italo Israeliana per il Mediterraneo e la Orthodox Union

L’Associazione Italo Israeliana per il Mediterraneo ha ricevuto l’incarico da parte della “Orthodox Union – OU”, di promuovere su tutto il territorio nazionale la certificazione kosher.

Al riguardo il Presidente AIIM, Marco Mansueto, e Rav Menachem Genack, amministratore rabbinico della OU, si sono incontrati nei giorni scorsi a Venezia, per discutere e approfondire i futuri progetti di collaborazione per lo sviluppo della crescita kosher in Italia.

“E’ opportuno sottolineare…”, aggiunge Mansueto, “che la certificazione kosher per le aziende agroalimentari del “Made in Italy” costituisce un importante occasione di esportazione e di sviluppo economico. Di fatto, non essendo più racchiusa in un ambito esclusivamente religioso, l’alimentazione kosher si sta affermando a ritmo esponenziale crescente in Europa e nel mondo, in quanto costituita da cibi sani e genuini”.

Il presidente onorario di AIIM, Rav. Scialom Bahbout, già rabbino del Meridione e oggi rabbino capo di Venezia, ha dichiarato: “Vedo con favore tutte le iniziative atte a sviluppare il mondo ella kasheruth, purché gli standard utilizzati siano molto alti. La Orthodox Union è impegnata da oltre cento anni nella certificazione kasher ed è certamente un partner ideale per ogni progetto che si proponga la diffusione dei prodotti kasher, sia nel mondo ebraico che in quello più general, proprio per la sua estrema affidabilità”

SBLOCCA ITALIA, APPROVATO PIANO PER L’EXPORT AGROALIMENTARE

Approvate nel decreto Sblocca Italia le norme di “Promozione straordinaria Made in Italy e misure per l’attrazione degli investimenti”, messe a punto dal Ministero dello Sviluppo economico con il Mipaaf per la parte riguardante l’agroalimentare.

Nel provvedimento sono 4 le direttrici di intervento previste specificamente per il sostegno del food&wine italiano nel mondo:

1- valorizzazione delle produzioni di eccellenza, in particolare agricole e agroalimentari, e tutela all’estero dei marchi e delle certificazioni di qualità e di origine delle imprese e dei prodotti;

2- sostegno alla penetrazione dei prodotti italiani nei diversi mercati, anche attraverso appositi accordi con le reti di distribuzione;

3- realizzazione di un segno distintivo unico per le produzioni agricole e agroalimentari al fine di favorirne la promozione all’estero e durante l’Esposizione Universale 2015;

4- realizzazione di campagne di promozione strategica nei mercati più rilevanti e di contrasto al fenomeno dell’Italian sounding.

“Voglio ringraziare il ministro Guidi e il sottosegretario Calenda – ha dichiarato il Ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina (nella foto) – per l’attenzione che hanno riservato al mondo agroalimentare italiano, che esprime una parte significativa dell’export e dell’immagine del nostro Paese nel mondo. Con le azioni inserite nello Sblocca Italia parte l’operazione che abbiamo ribattezzato “Quota 50”, perché vogliamo aiutare le aziende a fare un salto di qualità e aumentare il fatturato delle esportazioni dai 33 miliardi del 2013 ai 50 che si possono realizzare nel 2020”.

“È un obiettivo ambizioso – ha proseguito Martina – sul quale vogliamo lavorare concretamente. Vogliamo valorizzare le produzioni italiane rendendo più facilmente riconoscibile l’origine. Da qui l’esigenza di creare un segno distintivo unico per le nostre produzioni agroalimentari e combattere il falso Made in Italy ancora più intensamente. Per migliorare la competitività interveniamo favorendo la creazione di piattaforme logistico distributive e accordi con le reti di distribuzione all’estero. Dobbiamo puntare decisamente sull’aggregazione, per avere i numeri per giocare una partita fondamentale sui mercati”.

 

KOSHERFEST SECAUCUS, NEW JERSEY 11-12 NOVEMBRE 2014

 

Il progetto di “Promozione delle certificazioni agroalimentari del Made in
Italy” promosso dal Ministero dello Sviluppo Economico, ritorna nuovamente
negli Stati Uniti, con uno spazio espositivo al KOSHERFEST (11 – 12
novembre 2014) presso il Meadowlands Exposition Center di Secaucus nel
New Jersey.
PERCHÉ PARTECIPARE
Questa manifestazione, giunta alla sua 26° edizione, è dedicata
esclusivamente ai prodotti con certificazione kosher,è l’unico appuntamento
di questo genere negli Stati Uniti e rappresenta, quindi,la porta di ingresso
più importante per raggiungere questo particolare gruppo di consumatori. I
visitatori del Kosherfest coprono l’intero mondo legato al mercato kosher:
ristoranti indipendenti,punti vendita specializzati, grandi catene di
distribuzione e ristorazione, tutti alla ricerca di nuovi prodotti, nuove idee e
nuove connessioni nel settore kosher.
Alcuni dati di riferimento del segmento kosher statunitense:
• Popolazione americana di fede ebraica: 5,2 milioni di persone*
• Prodotti Kosher presenti nei supermarket USA: 125mila
• Numero di consumatori di kosher negli USA: 12,1 milioni di persone
Di questi:

  •  il 55% – cerca cibo salutare e sicuro
  •  il 38% – è vegetariano o cerca prodotti vegetariani anche per credo religioso
  •  il 16% – mangia halal
  •  l’8% – li trova buoni
  •  l’8% – consuma solo prodotti Kosher

*l’American Jewish Yearbook dell’American Jewish Committee stima 6 milioni di unità
* indaginetramite questionario a rispostamultipla

L’anno sabbatico del vigneto israeliano. Opportunità di mercato?

In Israele l’annata 2014 di vino non ci sarà. Il motivo non è il conflitto di Gaza, ma una legge della Torah che blocca tutte le attività in vigna. Abbiamo sentito gli italiani specializzati in kasher per capire quali spazi ci sono e se oggi conviene cimentarsi con questo tipo di prodotto.

Shmitah, ovvero l’anno sabbatico delle viti israeliane, inizierà il prossimo 25 settembre 2014 e terminerà 13 settembre 2015. In questo lasso di tempo, essendo il settimo anno del ciclo agricolo di sette anni previsto dalla Torah, il vigneto verrà messo a riposo, non potrà essere potato e l’uva non potrà essere raccolta. La prescrizione ha valore in Israele mentre non tocca chi, in Italia, Francia o in altri Paesi, si cimenta con il vino kasher. Agli ebrei è consentito bere il vino a condizione che sia kasher (cioè adatto, permesso, idoneo) indipendentemente dalla sua origine geografica. Il vino impiegato nelle varie celebrazioni e festività, deve subire un controllo molto attento che non riguarda solo le sue caratteristiche organolettiche, ma tutto il percorso dal vigneto alla bottiglia. L’intera fase deve essere seguita da ebrei praticanti, rispettosi del Sabbat, e certificata da un Rabbino che garantisce l’osservazione della kasherut cioè delle varie regole rituali. Alla luce di tutto ciò, la conseguente penuria di vino kasher, provocata da Shmitah, potrebbe innescare un aumento della domanda cioè diventare un’opportunità, seppur di nicchia, per le aziende che hanno l’intenzione o già sono impegnate in questo tipo di produzione. Non a caso la questione, durante l’ultimo congresso dell’Assoenologi, è stata presa ad esempio della necessità non solo di conoscere genericamente le normative che regolano i mercati, ma anche di approfondirne le usanze e le tradizioni locali in modo di facilitare l’obiettivo di ampliare il nostro export. Ma sarà davvero un’opportunità da tener d’occhio?Attualmente il Governo israeliano, in considerazione di Shmitah, ha già predisposto un piano per risarcire economicamente le aziende e le cantine che rispetteranno l’anno sabbatico. Il mercato del vino in Israele ha un fatturato annuo stimato in oltre 180 milioni di dollari, di cui le importazioni costituiscono circa il 20%. Generalmente il 55% della produzione israeliana di vino viene esportata, soprattutto Francia, Regno Unito e Stati Uniti dove sono presenti forti comunità ebraiche. Tra i principali produttori di vino kasher, al di fuori di Israele, la Francia occupa un posto di primo piano. La tradizione iniziata con il baroneEdmond de Rothschild (1845-1934) si è poi allargata ai più importanti châteaux bordolesi: Mouton Rothschilde Pontet-Canet a Pauillac, Smith-Haut-Lafitte a Pessac-Léognan, Valandraud a Saint-Emilion, Giscours a Margaux, Guiraud e Coutet nel Sauternais e altri ancora. In Italia ormai da tempo diverse cantine si sono misurate con la produzione di vini kasher ma purtroppo non esistendo una rilevazione statistica è impossibile quantificare il fenomeno. Mosè Silvera, imprenditore e animatore di Supergal, società specializzata nella distribuzione di vini kasher, italiani ed esteri, conferma che “da parte di molte aziende italiane c’è stato un avvicinamento a questo tipo di produzione perché c’è la voglia di esplorare nuovi sbocchi di mercato. Per molti è un fiore all’occhiello ma è bene sapere che il mercato è limitato anche se ogni anno ci sono almeno due o tre cantine in più che offrono vini kasher”. Silvera stima siano circa una trentina, suddivise nel territorio nazionale.

Vediamo nel dettaglio chi sono i produttori italiani, qual è la loro esperienza e quali le prospettive. Stefano Cinelli Colombini, della Fattoria dei Barbi a Montalcino, ha fatto una prima esperienza nel 2011 con Il Poggialto, un Igt Toscana Rosso, ma per ora non ha replicato: “I costi di produzione sono elevati – tutte le lavorazioni con il rabbino sono molto costose- e ammortizzabili su quantità ridotte. Ho proposto, per limitare le spese, di automatizzare completamente la vinificazione evitando così dei passaggi”. Il problema dei costi di produzione è posto con forza da Pietro Ferri, direttore della Cantina Sociale di Pitigliano che produce la linea Pitigliano La piccola Gerusalemme: “Sono quasi trent’anni che produciamo vino kasher – e anche l’Olio Extravergine Kasher Le Pesach – ma le quantità di uva lavorata sono drasticamente diminuite. Il mercato estero è difficilissimo e quello domestico lo è altrettanto perché la richiesta si basa soprattutto su prezzi molto bassi. La crisi poi, ha notevolmente influito sui volumi e oggi la domanda dei curiosi è maggiore di quella degli osservanti”. Un aspetto che evidenzia anche Antonio Capaldodi Feudi San Gregorio. L’azienda irpina che si fregia per i propri prodotti (Fiano di Avellino Maryam e il Campania Igt Aglianico Rosh) della certificazione della Orthodox Union, esporta in Usa il 50% della produzione: “La distribuzione dei nostri kasher è la stessa di Feudi anche negli Usa e le e richieste, sia in Italia, sia all’estero, ci provengono anche da non ebrei. Il nostro prodotto d’altra parte è qualitativamente elevato ed è anche per questo che la curiosità si sta ampliando ad altre fasce di consumo”. Andrea Pandolfo della Cantina Sant’Andrea di Terracina con 150.000 bottiglie all’anno è uno dei maggiori produttori italiani kasher. “Abbiamo iniziato nel 1999 con 20/30 mila bottiglie ora ci siamo stabilizzati sulle 150 mila. Il nostro Moscato è una varietà molto ricercata, ma il consumo locale è fermo. Le nostre difficoltà sono dovute soprattutto all’euro forte che ci rende poco competitivi in Israele e America”. Dello stesso avviso Pierpaolo Chiasso, direttore di produzione della Falesco: “Non abbiamo avuto richieste particolari per l’anno prossimo quindi la produzione rimarrà sulle 20/22 mila bottiglie di vino kasher”. Quanto a Shmitah Mosè Silvera dice di non prevedere “incrementi della domanda di vino italiano kasher, anche perché le cantine israeliane da tempo si sono premunite per ovviare alla mancanza di prodotto, aumentando i volumi in stoccaggio”. A conferma di quanto detto sopra, c’è anche un’analisi di mercato americana – The Speciality Food Market in North America del 2012 – secondo cui solo il 15% dei consumatori kasher sono ebrei. La certificazione, infatti, da molti viene vista come un indice di genuinità. Un vissuto di mercato confermato anche da tutte le aziende italiane. Forse è lì che bisogna andare a pescare.

a cura di Andrea Gabbrielli
Dal Gambero Rosso

Intervento di commiato di Scialom Bahbout al Comune di Napoli il 28 Maggio 2014.

Discorso reso dal Rabbino Capo di Napoli e del Mezzogiorno in occasione della consegna del riconoscimento di cittadino benemerito da parte dell’Assessore alla Cultura Nino Daniele

Sono veramente commosso per il riconoscimento che mi viene dato oggi, tanto più gradito quanto inatteso. Voglio ringraziare innanzi tutto l’Assessore Nino Daniele per l’onore che mi viene dato oggi e tutti coloro che hanno contribuito direttamente o indirettamente che la mia permanenza a Napoli non passasse del tutto inosservata.  Nonostante io abbia cominciato a svolgere la mia attività di rabbino della Comunità nel dicembre 2010, il mio rapporto con Napoli è iniziato il 28 dicembre del 1953, quando sono arrivato da Tripoli al porto di Napoli. Mia madre infatti decise di lasciare la Libia volontariamente senza essere costretta ad abbandonare il paese sotto la minaccia di morte, cosa che accade poi con l’avvento di Gheddafi. Sempre mia madre ha insegnato alla scuola ebraica di Napoli negli anni cinquanta. Della Comunità di Napoli mi sono occupato poi indirettamente quando ho inviato insegnanti e ufficianti per diversi anni come direttore del Dipartimento Assistenza Culturale dell’Unione delle Comunità ebraiche. Questo periodo di tre anni e mezzo di rabbinato a Napoli è arrivato per me del tutto imprevisto dopo che avevo terminato il mio servizio come docente di Fisica Medica all’Università, e anche questo commiato da Napoli arriva del tutto inaspettato. Nonostante la mia decisione di lasciare Napoli, ho garantito sia ai membri della Comunità che all’Assessore Daniele la mia disponibilità a continuare a tenere dei rapporti stretti nel prossimo futuro. Accettando l’incarico che la Comunità di Napoli mi ha conferito, ho pensato di dare un contributo in due direzioni complementari: da una parte, rivolto verso i membri della Comunità ebraica per dare la speranza che, nonostante l’esiguità degli iscritti, sia ancora possibile vivere una vita ebraica comunitaria continuativa degna di questo nome, rivolta al futuro e verso il mondo ebraico, giovanile e non. Ma questo si dirà è ciò che è chiamato a fare qualsiasi rabbino. La novità è forse costituita dal fatto che, in un tempo relativamente breve, siamo riusciti a creare un rapporto stretto con l’Amministrazione che va al di là dei rapporti formali e istituzionali. Si instaurato un rapporto di amicizia con membri del Consiglio Comunale e in particolare con l’assessore Nino Daniele e il Consigliere Marco Mansueto. Questo è stato possibile in quanto, assieme ad alcuni membri della Comunità, ho ritenuto fosse necessario dare una maggiore visibilità alla presenza ebraica a Napoli, almeno nelle maggiori occasioni che investono la cultura e la tradizione ebraica con manifestazioni che si sono svolte, oltre che in Sinagoga, anche dentro la città, a Piazza dei Martiri o al Maschio Angioino. Queste attività sono state offerte a tutte la cittadinanza e hanno incrementato il dialogo con le altre componenti culturali e religiose presenti a Napoli. Uno dei problemi di cui soffre la Comunità è la mancanza di una segnaletica adeguata per indicare ai turisti il percorso per arrivare alla Sinagoga: l’assessore Daniele ci ha promesso che a breve il Comune provvederà a disporre la segnaletica nelle posizioni che sono state segnalate con apposite fotografie. Si tratta di una segnaletica essenziale in ogni grande città in cui ci sia una comunità ebraica, tanto più necessaria a Napoli, dove la sinagoga si trova dentro un palazzo storico e non direttamente sulla strada. Vorrei ricordare inoltre il progetto per l’istituzione di una giornata della Memoria dell’Espulsione da tutti i territori dell’Italia Meridionale, espulsione avvenuta in diverse date, nel sedicesimo secolo, ma di cui la cittadinanza ha perso la memoria. Di recente ho proposto il progetto alla Regione Campania, come alle altre regioni del Meridione: sono certo che questo aumenterà la consapevolezza di quanto sia stata importante la presenza ebraica in passato e di come potrebbe essere importante stabilire più stretti rapporti culturali, economici e scientifici con Israele, un partner importante e aperto allo sviluppo. In queste occasioni non si può tuttavia non cercare di essere, per quanto possibile, sinceri. Nel corso dell’ultimo anno abbiamo assistito alla concessione della cittadinanza onoraria ad Abu Mazen che ha suscitato non poche polemiche e la mia personale, pubblicata su “Il Mattino”. Proprio qualche giorno fa, il Sindaco De Magistris ci ha ricevuto anche per comunicarci che proprio in questi giorni sarà in Israele, su invito dall’ambasciatore israeliano Gilon. Spero che al suo ritorno da Israele possa avere una posizione più equilibrata e dare un giudizio più corretto su quanto accade in Medio Oriente. Chi vuole contribuire a risolvere i problemi non deve fare dichiarazioni o assumere atteggiamenti che vedano i torti o le ragioni solo da una parte. La storia del conflitto medio orientale è complessa e non si risolvere con una formula matematica o con posizioni unilaterali. Per conoscersi veramente bisogna lavorare insieme e non in maniera occasionale, ma in modo continuativo: è quanto l’assessore Daniele sta facendo cercando di trovare gli spazi giusti per fare meglio conoscere la cultura ebraica nei vari campi: la letteratura, la poesia, la musica, il cinema, le scienze, la filosofia, la tradizione culinaria ecc. Penso che pur con le nostre modeste risorse abbiamo aperto assieme una pagina nuova nei rapporti tra la comunità ebraica e la cittadinanza. In passato membri della Comunità avevano assunto importanti posizioni nell’amministrazione, nella cultura e nella vita accademica. Mi sembra sia mancata però una presenza culturale che rappresentasse quelli che sono i valori della tradizione ebraica: ho notato invece un grande interesse verso l’ebraismo e la sue tradizioni, un’occasione da non trascurare per arricchire la città intera. Caro Nino, accetto molto volentieri questo riconoscimento come stimolo e come promessa per portare avanti assieme un progetto, un programma, una risorsa che – per usare un’espressione che i matematici usano quando parlano delle cifre decimali del Pi greco ancora non calcolate – una risorsa che “dormiva” nel corpo di Napoli. Non posso terminare queste parole senza ricordare quanto è accaduto qualche giorno fa a Bruxelles e proprio nei giorni scorsi a Gerusalemme, che ha visto Papa Francesco in visita non solo ai luoghi sacri e al Mausoleo Yad Vashem che ricorda la Shoà, ma anche al monumento che ricorda le vittime del Terrorismo dell’Intifada palestinese. Mio padre, mio nonno e mio bisnonno sono nati a Gerusalemme e a buon diritto potrei anche dichiararmi “palestinese”. Le vittime non hanno un passaporto, sono tutte eguali e non possono essere catalogate come buoni e cattivi.

Voglio quindi concludere con un canto e una preghiera a me cara. Come ogni preghiera ebraica ha la sua sede naturale a Gerusalemme, fondata dal Re d’Israele Davide oltre 3000 anni fa, città oggi santa per le tre religioni monoteiste, la cui riunificazione viene festeggiata oggi in Israele, e in cui si manifesterà il Messia nei tempi che l’uomo e il Signore vorranno.

Il Canto scritto da Hanna Senesc dice:

Mio Dio, mio Dio, fa che non vengano mai a mancare

la sabbia, il mare, lo sciabordio delle acque,

il lampo del cielo, la preghiera dell’uomo.

Al canto farò seguire la preghiera del grande mistico e hassid Rabbi Nachman di Brazlav Ti sia gradito, Signore Dio nostro e Dio dei nostri padri, Signore della pace, re cui la pace appartiene, di porre la pace nel tuo popolo Israele. E la pace si moltiplichi fino a penetrare in tutti coloro eh vengono al mondo. E non ci siano più né gelosie né rivalità né vittorie né motivi di discordia fra gli uomini. ma ci siano solo amore e pace fra tutti. E ognuno conosca l ‘amore del suo prossimo, in quanto il suo prossimo cerca il suo bene e desidera il suo amore e agogna il suo costante successo, al fine di potersi incontrare con lui e a lui unirsi, Per parlare insieme e dirsi l’un l’altro la verità … in questo mondo. Un mondo che passa come un batter d’occhi, come un’ombra. Non come l’ombra di una palma o di un muro, ma come l’ombra dell’uccello che vola …